venerdì 15 novembre 2013

dal taccuino di Martina (quello di ottobre)

Allora, dove eravamo rimasti? Ah, sì … che avrei partecipato anche quest’anno alla Festa dell’Uva di Capoliveri con il rione della Fortezza. Bene, il sabato avevo portato il cane alla pensione, perché non volevo che rimanesse solo più del necessario. La domenica, come ogni anno, sono passata a comprare la colazione per me e Francesca e poi di corsa al rione per cambiarci d’abito e immedesimarmi nel ruolo a me assegnato. Avevo chiesto aiuto a Riccardo Bacigalupi per quanto riguardava l’acconciatura e a Nila Crociani per un corsetto. Riccardo, tramite Pina, mi aveva fornito tre parrucche ma ne ho utilizzata solo una che la mia amica di vecchia data Daniela Brambilla, amica anche del Centro, aveva sapientemente pettinato dato che è parrucchiera; trasportarla senza spettinarla è stato tutto sommato molto semplice: in un casco vuoto da moto. Il rione era in fermento; tutti i componenti, me compresa, avevano l’argento vivo addosso. Il tempo, fino al giorno prima triste e piovoso, invece prospettava sole e caldo. Le ultime raccomandazioni di come entrare in piazza a Capoliveri. Alla fine tutti noi avevamo vestito i panni dei contadini, dei pescivendoli, delle massaie, delle ricamatrici, impersonificando la realtà del 1860. La Fortezza quest’anno ha presentato una storia tra realtà e fantasia: Poldino e la pentola d’oro, un personaggio capoliverese che si colloca appunto intorno al 1860 che nella rivisitazione del rione diventa ricco grazie alla scoperta di una mappa che lo porta fino a una pentola piena di monete d’oro ma che alla fine capisce che la vera ricchezza è già vicino a lui: nella sua famiglia e nel suo paese. In tutto questo io avevo il ruolo della metressa. 
Ebbene sì, sarà stato forse il fatto che mi ritrovo un seno importante, o forse perché la mia persona imponente denota che sono fatta per quel ruolo, comunque all’unanimità avevano scelto che avrei fatto il mestiere più conosciuto al mondo. Ho chiesto anche a Francesca il perché del mio personaggio che mi imbarazzava un po’ e lei semplicemente mi ha risposto che è perché sono simpatica; non si poteva mettere una musona per quel ruolo. Avevo anche a fianco una bella ragazzina di Portoferraio (che in teoria era lì per imparare il mestiere dalla sottoscritta). Quindi: trucco, parrucco fatto, vestito messo a puntino e soprattutto scarpe comode. All’inizio i rioni non sono aperti al pubblico ma entra prima la giuria e dopo gli ospiti d’onore. La nostra postazione era davanti ad un portone; appeso al muro c’era un cartello con l’indicazione dei vari prezzi delle prestazioni di quei tempi. Avevamo perfino il protettore. 
Di fianco a Casa Velia era stato ricostruito il porto (c’era una barca) e vicino l’osteria, dove musica di chitarra e fisarmonica allietavano l’ambiente. Il vino dell’osteria, ovviamente, era vero! Quando è entrata la giuria prima e gli ospiti d’onore poi, hanno iniziato a fotografare le varie scene della Fortezza. Arrivati a noi sembrava che nessuno avesse mai visto due prostitute del 1860 e in effetti era così. Quando il rione è stato aperto al pubblico abbiamo visto di tutto: bambini che accanto alle mamme venivano allontanate dalla nostra figura, donne che passando ridevano del nostro ruolo, donne che addirittura si vergognavano del ruolo assegnatoci e uomini che chiedevano alle proprie mogli se potevano farsi le foto con noi. Cara Lina Merlin sai che ti dico? Che hai fatto la cacca fuori dal vaso a chiudere le case di tolleranza … credo che chi fa questo mestiere non si diverta affatto - infatti di canzone sulle prostitute felici conosco solo Bocca di rosa di De André. Almeno invece di stare sulla strada queste donne starebbero al caldo e tra un servizio e un altro ci sarebbe un bidet … o almeno io lo farei, perché come ho imparato qui all’Elba: “potta lavata è come nova”! Cara Lina, continuo a dirti che nonostante tu abbia fatto la battaglia per la parità dei sessi io ancora non ho visto tagliare il pisello ad un pedofilo. Comunque, tornando alla Festa dell’Uva e alla Fortezza, dico che siamo dei grandi attori! Attori improvvisati che si divertono a fare quel ruolo o quell’altro, trasmettendo allegria a chi ci guarda. Quel giorno siamo stati fino alle 17,30 nel nostro rione e ci siamo aggiudicati sia il premio continuità che il secondo posto “assoluto”. Finito poi l’obbligo di stare ognuno nel proprio posto, siamo andati a ballare nel cuore della nostra piazzetta dove vino e cibo non mancavano. Sono tornata ad essere la Marti con i miei capelli corti e i jeans. La sera stessa ci siamo riuniti e abbiamo cenato tutti insieme … io personalmente ho dovuto prendere un antidolorifico perché stando troppo in piedi si era infiammato il nervo della gamba; dopo cena me ne sono andata ovviamente, stanca ma felice.
Vedi cara Lina che torna il mio discorso? A stare troppo in piedi i dolori vengono fuori. L’anno passato avevamo vinto e il mio ruolo era di prefica con Francesca, quest’anno la metressa, il prossimo … che ruolo avrò? Intanto dico che ringrazio tutti gli amici del rione, che come sempre mi hanno accolto con gioia e con altrettanta gioia vivo queste emozioni giocando ai ruoli. Grazie capo rione Fabrizio, grazie a tutti! W la Fortezza!





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