
Solitamente quando arrivo al Centro Emi è già nella sua stanza e solo quando siamo tutti esce per salutarci. Quando mi segue invece c’è sempre qualcosa: questa volta era una cosa brutta. Antonella era deceduta, Lucia le aveva inviato un messaggio la sera prima, (messaggio costato dolore sicuramente anche a lei), ma Emanuela lo aveva letto solo la mattina del 3. Abbiamo deciso di andare a Piombino alla sala del commiato e il viaggio dell’andata è stato come un sogno, non privo di dolore, ma inconsapevole; a differenza del viaggio di ritorno dopo aver visto Antonella nella bara. Antonella: occhi scuri da cerbiatta e il naso all’insù che dava l’idea di donna dispettosa ma ferma nelle sue idee. Io ho pochi ma ben precisi ricordi di lei. Quando mi capitava di andare a lavoro fuori con la sua auto, la ricordo guidare e contemporaneamente darsi il rossetto, mettersi il mascara, parlare al telefono, sempre però sicura nella guida con accanto Emanuela che puntava i piedi a mo’ di freno, e io dietro che ascoltavo le loro conversazioni: Emanuela con voce calma e Antonella con voce squillante, adeguata alla sua persona brillante. Ora Antonella riposava eternamente in quella bara, con i suoi capelli neri che la chemio non era riuscita a strappare. Non ricordo il suo vestito, ricordo solo le scarpe estive e lo smalto ai piedi e mi è venuta in mente l’epoca egizia quando si abbellivano i morti per l’aldilà e l’eterno; i suoi capelli, spesso portati come Cleopatra, hanno reso più vero questo mio pensiero. Ho visto Tony per la prima volta, il suo grande amore, suo marito, e mi ricordo che nei viaggi di lavoro Tony e Tommy, suo figlio, erano l’argomento più importante della sua vita. Ho capito perché Tony era l’argomento principale: con Antonella si assomigliavano, i due mezzi che si trovavano o ritrovavano secondo la leggenda di Zeus che dice così: “Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v'era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà”. Ciao Antonella, ti ricorderò come una donna felice e amante della vita e con un’espressione che spesso usciva dalla tua bocca: “a me m’importa una s …!”
Voglio unirmi al saluto di Martina anche se si tratta di un commiato doloroso … non ricordo nessun corso, nessuna riunione o aggiornamento al quale io abbia partecipato senza condividere il viaggio e le pause con Antonella, a volte insieme ad altre colleghe, a volte solo noi. Mi pare di risentire la sua veemenza nell’affrontare i problemi di lavoro e il profondo impegno che metteva in tutto quello che faceva. È vero che dicevi sempre “a me m’importa una s…” ma invece nel nostro lavoro ci credevi eccome, cercavi sempre la soluzione per superare ogni difficoltà anche se a te richiedeva ancora più lavoro; sembravi oppositiva ed eri invece la più coerente. In occasione di questi viaggi, in quelle ore da riempire, si parla un po’ di tutto, così quando ho visto i tuoi cari mi sembrava già di conoscerli, anche se non era vero, di riascoltare i tuoi rimproveri, la tua apprensione, il tuo affetto per loro. Se è vero che le persone che conosciamo nel viaggio della nostra vita ci lasciano qualcosa che rimane in noi, sono molto felice di averti conosciuto.
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