venerdì 20 gennaio 2017

dal taccuino di Martina di dicembre 2016

La cosa è andata così e ancora non si è risolta definitivamente. “Ma di che parli?” Ecco, parlo di questo: delle fughe di Lulita dal giardino di casa mia, che pensavo che fosse un fortino a prova di cinghiali che non entrano, ma non a prova di cani che escono. Ma devo tornare indietro per far capire un po’ di cose. La mia vicina di casa con me nella foto), vicina per modo di dire, perché in effetti la mia casa è single come me - è per questo che l’adoro - mi chiese se potevo farle un piacere. Doveva andare dal suo fratello che abita in mezzo alla neve a Courmayeur dove gestisce un rifugio, e quindi mi aveva chiesto se potevo governare i suoi 3 gatti, Gastone, Penny e Rossella. Io e la mia vicina ci siamo avvicinate molto quest’anno, purtroppo la nostra amicizia si è accesa e rafforzata in un momento di dolore: il decesso di suo marito, dopo 35 anni di matrimonio. A volte proprio nel momento di dolore si innesca un qualcosa che consolida un qualcos’altro. Già a maggio mi chiese se potevo governare i suoi gatti, perché sarebbe andata in ospedale fuori Elba. Ancora suo marito era in vita così come le speranze, anche se sapevamo tristemente il risultato. Da quel giorno le nostre vite si sono concatenate; quando poi a giugno Enzo fu dimesso dall’ospedale, Emanuela, così si chiama la mia amica-vicina, rimase a casa per lungo tempo, per seguire e accudire il marito fino al 26 luglio quando Enzo è diventato un angelo. In quel periodo, siccome i miei vicini, entrambi artigiani del cuoio, hanno un negozio a Portoazzurro, decisi di tenere aperto io il loro negozio “a gratis”.
Non hanno figli, le cure di cui Enzo aveva bisogno erano particolarmente costose, e così ho voluto dare loro una mano come possibile. Il mio contributo è stato così naturale che ha fatto tanto bene anche a me, alla mia anima. Così nel mese di luglio ho potuto anche sfoggiare il mio inglese e il mio molto maccaronico tedesco con i clienti stranieri del negozio. Ma torniamo a Lulita. Quando appunto Emanuela è andata a Courmayeur a prendersi due coccole dal fratello, ho governato i suoi gatti con gioia, tanto che Gastone mi veniva a chiamare direttamente a casa per mangiare la colazione, mentre io in un primo momento pensavo che venisse per “gattonare” la mia Sofie (la mia gatta nera), così sarei potuta diventare consuocera dell’Emanuela. Quando Lulita mi vedeva uscire e prendere il viottolino che unisce la mia casa con quella della mia vicina, si è ingelosita così tanto da fare buchi nella rete intorno casa per venirmi a cercare. La mia paura non è che Lulita possa scappare, tanto rimane nei dintorni, ma la mia paura è che possa allontanarsi Grisù! Lui quando scappa, non si limita a rimanere nei dintorni, ma si fionda alla ricerca di galline e polli da uccidere, perché è un cane da caccia e le 3 volte che mi è scappato è ritornato con gli sterni delle povere pennute. Io mi sono scusata con tutta la vallata e il messaggio ricevuto dagli abitanti è stato infatti di tolleranza esaurita nei confronti del mio cane … e con ragione! Allora un giorno, con la mia vicina, abbiamo fatto da investigatrici per capire quale fosse il buco a cui si affidava Lulita per scappare, e ovviamente in quella occasione non è scappata nonostante il nostro incitamento verbale, e noi non abbiamo trovato il buco. Quando sono al lavoro i cani stanno in casa, io sono tranquilla e le galline pure, ma una sera sono andata a cena da una mia amica e al mio rientro a mezzanotte a casa Lulita era sparita; Grisù si sentiva solo, e io ero in preda al panico perché non trovandola mi ero già fatta il filmino che un cinghiale l’avesse sventrata e uccisa. Quando poi ho collegato il cervello, mi è venuto spontaneo guardare nel cellulare e infatti c’era un messaggio della mia vicina che alle 10 mi diceva che Lulita era da lei e che avrebbe dormito insieme alla sua canina Lilly. Mi sono sentita sollevata. Il giorno dopo, che era domenica, al mio risveglio, io ed Emanuela ci siamo urlate da casa a casa e Lulita è venuta a casa di corsa ed io mi sono sentita come nella parabola del figliol prodigo; Emanuela aveva provato a mandarla a casa la mattina, ma Lulita non era certa che io fossi rientrata e allora si era di nuovo accasata da lei. La mia vicina mi ha in seguito raccontato come Lulita quella sera avesse chiesto aiuto a lei: dovete sapere che questa canina è capace di aprire le porte pigiando con la zampa sulla maniglia. La sera che Lulita è scappata e andata a dormire da Emanuela, ha “zampeggiato” sulla maniglia della porta di casa della mia amica, che era però chiusa a chiave. Le ha fatto prendere un coccolone! Alla visione di quell’ombra, ha chiesto chi fosse dietro la porta d’ingresso; nessuno rispondeva, ha guardato fuori ma attraverso un’altra porta e ha visto la mia canina che cercava asilo politico, pardon, asilo canino! Ecco, io non sono riuscita ancora a capire come faccia a saltare per scappare. I buchi della rete in basso sono tutti tappati e l’Elba Agraria, dove ho acquistato ulteriore materiale, mi ringrazia sempre tanto. Mentre sto scrivendo questo Taccuino e sono al lavoro, sono tranquilla, i cani sono in casa sopra il divano e staranno sicuramente sognando ossa e biscottini da gustare quando ritornerò dal lavoro. Devo anche aggiungere che Grisù non si è mai azzardato a scappare dal giardino, perché è un cane con un po’ di ciccia abbundant canina addosso e dai buchi non ci passa e se anche ci passasse è troppo peso per saltare. E poi avrà pensato che scappare e perdere la merenda quando torna la tata umana, non ne vale la pena …


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