martedì 29 marzo 2016

un anno è passato

Salve VoiAltri, sono Fabrizio, non so se mi conoscete, sono quel brutto individuo, un po’ orso come dice la Panichi, che viene dal lunedì lì al Centro da voi. Non so come dirvelo e mi duole annunciarlo: il mio servizio civile è giunto al termine. È una sensazione strana perché ho passato molto tempo insieme a voi e sembra ieri di aver varcato per la prima volta il cancello del Centro, sì, quel cancello che ogni mattina e ogni pomeriggio si doveva chiudere e aprire quasi in continuazione. Nel settembre 2014, al Centro per l’impiego, avevo deciso di provare il servizio civile per vivere una nuova esperienza, ma non sapevo ancora a che progetto aderire. Era l’ottobre dello stesso anno quando mi squillò il cellulare, guardandolo mi accorsi che era un numero che non conoscevo. Mi passò per la mente che fosse un call center ed ero pronto a buttare giù (perché quando vogliono sanno veramente come scartavetrarti l’anima) ma allo stesso tempo attendevo chiamate di lavoro. Quindi risposi e alla fine era la Pegaso di Firenze (Scandicci) che mi proponeva di intraprendere un cammino un po’ speciale con delle persone altrettanto speciali, ma prima dovevo svolgere un colloquio con la Pegaso stessa. Mi dissero di andare nel pomeriggio a visitare il Centro e conoscere un po’ i ragazzi e la Veludo. Partii di casa col pandino rosso e mi recai a Casa del Duca ma, come tanti, sbagliai centro andando alla RSA e allora mi diedero le indicazioni giuste. Entrando dentro la Casa Verde, verde come la speranza, notai delle persone che facevano delle attività e mi sembrava di interrompere qualcosa. Ma invece, chiedendo dove fosse la Veludo, mi si avvicinò una ragazza e mi disse: “ma ti ci porto io!” Questa ragazza era Lisanna che prendendomi a braccetto mi portò in ufficio e capii da lei che erano disponibili per ogni evenienza e che non ero di intralcio. Arrivando “a cospetto” della Veludo, lei mi accolse con un sorriso che pochi datori di lavoro sanno donare e mi fece subito sentire a mio agio durante il colloquio. Mi fece compilare tutti i fogli per aderire al progetto “le ali della Libertà” e far sì che mandando fax alla Pegaso, prendessi parte al colloquio con i suoi funzionari. Finito tutto il procedimento, Emanuela chiese a Lisy di portarmi a conoscere un po’ la struttura. Mi si affiancò anche Alberto e, come due carabinieri, mi presero a braccetto e mi “scortarono” all’orticello per mostrarmelo. Poi mi riportarono all’interno della struttura per farmi presentare agli altri ragazzi e alle operatrici. Qualcuno di loro mi sembrava di averlo già visto da qualche parte e poi realizzai che erano i ragazzi che ogni anno salivano sul palco nei saggi di Jazzercise. Quando andai via mi salutarono molto calorosamente e intuii da subito che ero capitato nel posto giusto e speravo di essere assunto dopo il colloquio con quelli della Pegaso. Quando ultimai anche quello, svolto a Piombino nel novembre dello stesso anno, ci volle un mese prima che la Legacoop mi desse una risposta. E quando arrivò fui felice come una Pasqua, anche se ci si preparava per il Natale. Mi dissero di ritrovarsi, insieme ad altri ragazzi di tutta la Toscana che avevano scelto il mio stesso cammino, a Firenze ad anno nuovo per finalizzare le ultime cose burocratiche e per farci spiegare a tutti noi il nostro compito. Tutto questo si concretizzò nel mese di febbraio. Finalmente si arrivò a quel mercoledì 25 febbraio e fu per me un momento molto emozionante. Mi ricordo che ero molto impacciato e non sapevo da dove iniziare e per fortuna c’erano le operatrici e la Veludo che mi davano qualche dritta sul da farsi.


Dopo nemmeno un mese mi proponeste di accompagnarvi nell’avventura di Firenze e di affrontare con voi il bellissimo traffico cittadino (ogni riferimento è puramente casuale). Non era un modo per uscire fuori dall’Elba ma un’iniezione di fiducia da sfruttare. Quella gita era un tassello importante per la mia formazione, sia da “aiuto operatore”, che dal punto di vista artistico, dovuto allo spettacolo circense che andammo a vedere e mi ha fatto apprezzare ancor di più il teatro in generale. Ovviamente non posso dimenticare il pigiama party e la nostra notte fiorentina con l’after-hour di Michela. Dopo questa esperienza il Centro mi ha fatto sviluppare la vena giornalistica, proprio per narrare alle persone l’evento “storico” e il fatto che chiedessero un mio parere non faceva altro che riempirmi di gioia. Da quel momento Barbara Pina avrebbe accettato sempre un mio articolo nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno. Un’altra cosa che ho approfondito questo anno è stata l’attività di giardinaggio e agricoltura, gestita da Maria, capace di mettere sotto torchio gli stagisti del liceo umanistico. La passione e l’impegno che hanno messo i ragazzi nell’orto mi ha fatto meditare sul mio domani e ho preso la decisione di farmi un orticello. Il campo quest’estate ha dato un raccolto abbondante e ci ha permesso ogni giovedì di fare il pranzo con le verdure appena colte. È stato molto “terapeutico” per me zappare, concimare la terra e potare le piante perché mi alienava dai pensieri (ne avevo molti) e sentivo quel campo un po’ come un figlio adottivo, un po’ da curare e un po’ da “menare” quando faceva i capricci. Senza poi parlare dell’annaffiatura dei fiori. Ritornando allo “sgrufazio” da preparare con le verdure fresche: “’un volevate che facessi anche io un piatto prelibato con melanzane, pomodori e zucchini?” Ma certo che sì e fu l’ennesima scommessa da vincere, dato che prima di allora non sapevo tenere manco la padella in mano e gestire addirittura una cucina rendeva il compito ancora più arduo. Grazie a voi, sono riuscito ad andare fino in fondo all’obiettivo, peccato per quelle farfalle che sono volate via e il sugo ha dovuto cullarsi sopra un morbido pane. Come dimenticarsi delle nostre giornate al mare a prendere il sole sui sassi bollenti di Margidore, a fare l’acquagym di Anna a Procchio, a fare i tuffi con seggioline fatte con braccia e tanto olio di gomito e a schizzarci a vicenda. È stato piacevole aver festeggiato con voi il mio compleanno ed aver aiutato Rosy alla realizzazione della nostra torta. Per merito vostro, ho messo in pratica la mia passione per il disegno e con il Natale e successivamente con il Carnevale, ogni giorno ero sempre più ispirato, consapevole del vostro sostegno e del fine di ogni lavoro. Qui ho imparato ad avere un po’ più di pazienza, a perseverare, a credere negli altri e in me, a mettermi in gioco e ad amare! Non importa come e che la persona si chiami Anna, Lisanna o Giovanna, perché ognuno di voi, indistintamente, ha mostrato un po’ di affetto nei miei confronti anche con gesti semplici (e con quelli non si sbaglia mai). Che altro dire, io avrei finito e preferirei che questo “proemio” rimanesse a voi, senza stare a coinvolgere troppa gente alla lettura. Non vorrei passare per quello che ha scritto per fare bella figura. Vorrei ricordarvi che questo non è un addio o un arrivederci ma vi dico, come faccio ad ogni fine giornata: “ciao, a domani” come impegno. Sempre con voi




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