lunedì 28 ottobre 2013

il dolore delle donne

Il 23 settembre, come già succede da qualche anno, siamo stati ospiti del Penitenziario di Portoazzurro, invitati alla rappresentazione di un libero adattamento della tragedia greca le Troiane di Euripide recitata in gran parte dai detenuti, realizzata in collaborazione con i volontari dell’associazione teatrale della signora Licia Baldi del Teatro Goldoni di Livorno con l’aiuto della Signora Manola Scali, l’animatrice instancabile da oltre vent’anni del laboratorio teatrale del carcere. A queste due donne va il merito di una delle rare occasioni culturali e rieducative presenti nel penitenziario. Alla rappresentazione sono intervenute le massime autorità elbane, che non hanno fatto mancare i loro applausi e il loro sostegno. Lo spettacolo è iniziato con un canto straziante che ha coinvolto tutti. Incuriosita, ho fatto una ricerca su internet per capire meglio e potervi raccontare la storia: Troia, dopo un assedio durato dieci anni da parte degli Achei, è infine caduta. La tragedia è proseguita con il pianto delle donne che, spogliate di ogni bene ed ogni affetto e perduti in battaglia mariti, figli e padri, vengono sorteggiate per essere assegnate ai vincitori come schiave. Tutto questo mentre la città crolla tra le fiamme.
Agamennone, capo dei Greci, avrà Cassandra, figlia di Priamo re di Troia. Ecuba moglie di Priamo andrà ad Ulisse, Andromaca subirà una sorte ancor più terribile, poiché i greci getteranno dalle mura di Troia Astianatte, il figlio che la donna aveva avuto da Ettore, per evitare che un giorno il bambino possa vendicare il padre e per porre fine alla stirpe troiana. Tutto questo per causa di una donna: Elena, moglie di Menelao, fuggita dalla Grecia con Paride (figlio di Priamo), attratta dal lusso e dall’adulterio. Ma Atena e Poseidone, fino ad allora nemici perché uno a favore della Grecia e l’altra a favore di Troia, decideranno di unirsi e fare giustizia, distruggendo così la Grecia! Insomma, la tragedia nella tragedia; dove la donna è la principale protagonista con il senso profondo del dolore e di un destino che non si è scelta, ma che malgrado tutto deve accettare e rispettare. 

La rappresentazione di quest’anno quindi mette al centro la donna; madre, sorella, amica, moglie o compagna che non vivendo più la stessa vita essa, si trova ad affrontare una scelta: abbandonare questi uomini o rimanere loro accanto? E questi uomini accetteranno le loro decisioni o si affideranno alla sorte e alle loro idee? Un lavoro, comunque, che sottolinea il valore della speranza. Un lavoro che si collega al linguaggio universale della musica. La tragedia greca, lontana nei secoli, ma nello stesso tempo attuale, tragedia di ieri e drammi di oggi: le donne come oggetto di conquista, la violenza come soluzione dei problemi, la ricchezza e la forza usata per far male al prossimo. Ma alla fine della tragedia, alla fine di ogni dramma, nasce sempre una speranza, in questo caso rappresentata dal mare. Ad un certo punto della rappresentazione infatti i ragazzi hanno letto alcuni loro pensieri ispirati dalla visione del mare, ognuno di loro ha così interpretato la propria tragedia e la speranza usando parole e metafore che nascono direttamente dal cuore e dall’esperienza personale. Diverse fra loro e spesso opposte l’un l’altra perché ogni essere umano pur vivendo situazioni analoghe le vive in maniera diversa e spesso opposta. Per tutti però alla fine c’è sempre una speranza per la quale vale la pena di soffrire e lottare. Bisogna riconoscere la capacita e la tenacia a tutte le persone che fanno parte del progetto “Teatro e carcere” di dare a chi non ha più la libertà una speranza, attraverso lo spettacolo che ha il valore di una “ragione” per andare avanti, che sostiene i molti giovani e i più anziani tra i reclusi. Un lavoro che è il senso delle giornate, l’appuntamento settimanale quello, per il quale conta essere in ordine e preparati, per non deludere sé stessi e gli altri.“L’evasione” da una realtà che soffoca e dispera l’animo. Un momento per sentire che tutto può avere un senso.









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