venerdì 2 dicembre 2016

dal Taccuino (di bordo) di Martina

Le nostre gite sono differenti - tanto per fare una parodia di una pubblicità - e non è un modo di dire. Partiamo dall'inizio, anzi dal giorno prima. Mi ero messa d'accordo con Valter e Loredana per farmi prendere al Conad di Carpani, così avrei potuto lasciare la mia auto in tranquillità. Invece mentre ero sulla strada di San Giovanni, nei pressi del Centro, mi squilla il cellulare: arrivo fino al parcheggio del Conad di Carpani e guardo. È Emanuela, che mi aveva già mandato un sms ma io non lo avevo sentito pertanto la mia risposta scritta non sarebbe mai arrivata. Manu si era già preoccupata della mia indifferenza telefonica, ovviamente fatta senza intenzione, e nel suo sms c'era scritto di andare a prendere delle cose al Centro. Io però non mi ero portata dietro le chiavi, quindi ho chiamato Barbara che non mi rispondeva perchè sotto la doccia; allora ho chiamato Letizia, che abita a Carpani, la quale mi ha raggiunto al Centro con le chiavi. Prendo quindi quello che mi aveva chiesto la Veludo e a quel punto mi sono fatta accompagnare al porto da Letizia, così anche lei è venuta a salutarci … tanto oramai le scatole le avevo rotte abbondantemente a tutti! Naturalmente nel frattempo avevo anche avvertito Valter e Loredana del cambio programma “raccatta-operatori-sparsi-per l'isola”. 


L'inizio quindi si è mostrato subito movimentato; in più la Veludo non sarebbe partita con noi ma l'avremmo presa nel tardo pomeriggio a Massa, dopo il corso a cui doveva necessariamente partecipare; quindi mi sentivo una grande responsabilità sulle spalle, ma il sole c'era ed era già una buona cosa! Ci troviamo al porto alle 9 e un quarto come precedenti e ultimi accordi del pomeriggio del giorno prima. Vedo Giada con la sua mamma e Siria con sua sorella Nella e suo cognato Carlo, che l'hanno accompagnata al porto, però alla gita a Genova parteciperà l'altra sorella, Miria. Arrivano anche tutti gli altri partecipanti e montiamo sul traghetto. Anzi, il personale marittimo dell'Oglasa ha favorito la nostra salita con le carrozzine e con gli altri ragazzi zompettanti facendoci passare prima dell’imbarco di tutti gli altri passeggeri con le macchine. 




Arriviamo a Piombino, dove ci aspetta il nostro bus con pedana come avevamo chiesto nel corso della programmazione della gita, e lì troviamo Tamara con la sua mamma Teresa, che avevano preso il traghetto da Rio Marina e quindi erano arrivate prima di noi. L'autista Emanuele, di origini laziali, è un tipo ganzo e si è capito da subito che avremmo avuto a che fare con una persona affidabile ed empaticamente preparata per noialtri. Quindi: pronti, partenza, via! Si parte! Noooooo! Non è vero, dobbiamo rispettare alcune regole e partiamo tra 15 minuti. Ogni tot chilometri fatti o ore guidate c'è necessità di fare una pausa, ma ora non è una falsa partenza, ora si parte davvero! Arriviamo a Massa e ci sono quelle “donnette” che sono molto preoccupate. Emanuela mi aveva inviato vari sms a cui io non ho prestato assolutamente attenzione perchè non ho sentito il rumore che mi avverte dei messaggi: sul bus c'è colorata confusione e allegria di viaggiare. Finalmente arriviamo alla sede della Di Vittorio e queste “donnette”, cioè Lucia, Emanuela, Alessandra, Stefania, Antonella, colleghe di lavoro nonché responsabili, vedendoci hanno finalmente il volto rilassato e senza perdere tempo Lucia monta sul bus con noi e ci porta a pranzo in un caratteristico posto per rifocillarci. Il ristorante cercato con dovuta attenzione da parte delle colleghe di Massa, ha il nome “Tutto Bene” e aggiungo io che miglior sistemazione non potevano trovare, intanto l'eccitazione della gita va di pari passo con il tic-tac del tempo che passa. 



Questa pizzeria ci ha accolto e coccolato come fossimo stati amici di vecchia data, e non solo per l'atmosfera che ci avvolge e ci gratifica, ma anche per il pranzo luculliano e buono, aiutatemi a dire buono! Io che sono vegetariana, in questa occasione ho tradito i miei ideali e il mio stomaco non ha brontolato! Il pranzo è iniziato con una mega porzione di lasagne che si scioglievano in bocca come burro e con questo gusto familiare e conosciuto di pasta fatta in casa le papille gustative ballavano la samba, il tip-tap e anche il walzer tutte insieme! Ma non è finita qui. Arriva, insieme al cameriere dolce e carino e con gli occhi che brillano per i nostri complimenti per la pasta al forno, una seconda portata a base di patatine fritte arricchite di bustine di maionese e ketchup e 4 fette di arrosto cotto ad hoc, buono speciale, che ve lo dico a fa’?! Ma se il cameriere portava via i piatti puliti come se fossero stati appena leccati da Grisù e Lulita, subito ritornava con una nuova pietanza. Questa volta ci veniva offerto un dolce tipico di quelle zone: la torta di riso. A quello purtroppo devo in parte rinunciare perchè scoppio letteralmente! Lucia approfitta di un momento di sosta delle mandibole per regalare a tutti i ragazzi la spilletta della “Di Vittorio” che appaga ancora di più il nostro senso di appartenenza a questo grande gruppo. 


Nel frattempo si alternano i silenzi, mentre mastichiamo, con il brusio, mentre assaporiamo le pietanze e commentiamo con parole di approvazione il pranzo offertoci dalla Coop di Vittorio; pranzo che è stato condito con una grande forma di empatia e accoglienza dal personale di “Tutto Bene” che non ha mai smesso di ricoprirci di cibo e complimenti per il nostro gruppo-noialtri. Queste, signori miei, sono le cose che alimentano l'anima e queste persone della pizzeria hanno una grande umanità e attenzione per il diverso, cosa che non è assolutamente scontata! Grazie davvero di cuore a tutti coloro che hanno reso possibile questa prima parte della gita. Siria, facendo il bis del secondo, ha ringraziato a modo suo. Abbiamo concluso il pranzo con un caffè al sapore delle Alpi Apuane! Guardate le foto in questa pagina … non vedete anche voi l'aurea d'amore che ci circonda?! E miglior nome non poteva avere questa pizzeria, perchè davvero è andato “tutto bene”.


E così, a buzza piena, prima per partire per Viareggio, abbiamo accompagnato a piedi Lucia alla sede; ci stava proprio bene una camminata dopo lo “sbottinage” n° 1 della gita! In sede abbiamo salutato tutti i nostri colleghi di lavoro, abbiamo fatto una capatina ai bagni, e quindi foto su foto, conoscenza di colleghe che sentiamo solo telefonicamente, e quindi pronti per il paese del carnevale!


Arrivati a Viareggio, facciamo un giro nei luoghi dove vengono realizzate le opere mastodontiche che a febbraio hanno la loro massima manifestazione. La guida soddisfa le nostre curiosità e racconta con grande enfasi facendoci capire quante componenti ci sono dietro a tutto ciò: campanilismo, ma anche di studi, competenze tecniche, passione; ne parla con una consapevolezza tale che per noi non del luogo è difficile capire! 


Finito il giro della Cittadella del Carnevale ci siamo diretti nuovamente verso Massa per prendere la Veludo che nel frattempo aveva chiamato varie volte al cellulare - e questa volta avevo sentito. Voleva ricordarmi di ricordare di andare a prendere essa stessa medesima nelle vicinanze della sede della Di Vittorio, che nel frattempo era oramai chiusa. Ci ha avvertito che se vedevamo una donna sotto un lampione, non era una passeggiatrice, ma era proprio lei che oltretutto si sentiva tanto sola e non vedeva l'ora di unirsi a noi! Raccattata anche Emanuela, si è sentita riavere, anche perchè aveva preso la nave delle 05.00, quindi era parecchio stanca. Anch'io mi sono sentita rincuorare: finalmente c'era il capo! Sul pullman si iniziava a sentire aria di stanchezza e la confusione era diminuita con l'andar incontro alla sera e al buio. Ovviamente il tempo passa - tic-tac - e siamo arrivati all'albergo a Genova con un po’ di ritardo. Avevamo avvertito delle nostre difficoltà ad arrivare all'ora stabilita e l'albergo è stato così gentile da aspettarci e farci cenare un po’ più tardi. Ecco lo “sbottinage” n° 2. 


Finita la cena siamo risaliti nelle nostre camere e la sottoscritta, insieme alle sue compagne di stanza Martina e Lisanna, ci siamo messe i panni comodi per andare a salutare gli altri nelle altre camere. Questa volta abbiamo dovuto rinunciare al pigiama party perchè le camere erano distribuite su 3 piani quindi troppo distanti fra loro. Ci accontentiamo quindi di un fugace saluto nelle varie camere. 


Nell'istante in cui siamo entrate nella camera di Maria, Emanuele e Alberto, c'erano già le sorelle di Emanuele: Carla e Marisella e la sorella di Siria: Miria che “socializzavano” e le risa non faticavano a venire! Allora ci siamo dirette nella camera di Barbara, Alessandro e Siria. Siria per l’appunto fino al giorno prima manifestava i suoi “bouffe deliranti”, talvolta talmente dolorosi che le sue urla erano stridule e colme di angoscia. Invece come per magia, fin dalla prima mattina al porto, aveva un'altra faccia ed era davvero in forma smagliante. Come non immortalare le sue risa di gioia e complicità con il suo gruppo? 


Non potevamo perdere il suo momento di realtà del qui ed ora, e così vai con il filmino, che ritrae il mio gruppetto e quello di Barbara mentre ci sbellichiamo dalle risate, perchè solo nelle gite, al momento di andare a letto, ci siamo concessi la “serata delle curegge libere” (o scurregge come si dice dalle mie parti, anche se il risultato è il medesimo …) 


Dopo aver riso come matti con le mie “perle di saggezza”, abbiamo salutato tutti e ce ne siamo andate anche noi a dormire. Dormire in gita per noi operatori è un parolone: l'eccitazione delle bimbe che dormivano nel lettone adiacente al mio lettino, era ancora tangibile; e poi, nonostante avessi con me delle belle e brave ragazze, sai com'è … non si sa mai … e poi, ma a Genova dormono? Il su e giù delle auto nella strada non è certo paragonabile alla sveglia nella nostra bella isola, tra canti di uccellini e folate di vento che agitano gli alberi e fanno muovere le foglie come farfalle imprigionate. La mattina di buonora, ci siamo docciate e poi giù nella hall a fare colazione a buffet! Che meraviglia! C’era tutto quello che vi viene in mente: dalle classiche brioche calde e assortite nei gusti e nelle farciture di creme, alle uova, al bacon, al pane burro e marmellata, succhi di  frutta e spremute di frutta, fino al caffè! Di nuovo un salto nelle nostre camere a lavarsi i denti seguita dalla raccolta dei nostri ciottolini - cioè valigie, borse, borsine e quant’altro. Un saluto al personale della reception e si riparte, con destinazione questo atteso e ambito Acquario di Genova, il più grande d'Europa! 


Ci viene incontro la nostra guida, una ragazza che oltre a essere preparata in materia, riesce a coinvolgere i ragazzi con aneddoti e storie su foche, squali e lamantini, per poi arrivare a vedere lo spettacolo dei delfini. Abbiamo girato l'acquario per lungo e per largo!


Usciti dall'acquario, chi c'era fuori ad aspettarci? Gabriele, il proprietario del ristorantino dove avremmo mangiato per il 3° “sbottinage” della gita: siccome avevamo fatto ritardo era venuto a prenderci. Il ristorante, che in realtà è un’enoteca, ci avrebbe potuto tirar fuori un sacco di vini, ma … solo i familiari dei nostri ragazzi hanno bevuto, state tranquilli! Io, che avevo davanti a me Emanuele, l'autista calvo che aveva scritto a caratteri cubitali sulla testa “non parlare al conducente”, lo controllavo attentamente anche se non c'era bisogno perchè davvero non avremmo potuto avere un conducente migliore di questo! All'enote/ristorante “Le mani in pasta” abbiamo mangiato: antipastini misti di salumi e formaggi, cozze, abbiamo poi assaggiato un tipo di pasta fatta in casa da loro, i “mandilli” - una specie di maltagliati - conditi al pesto vero e profumato. Una leccornia! E ancora, che ce la vogliamo far mancare una bella porzione di tiramisù? Certo che no, se no che “sbottinage” è? 


Dal ristorante, di corsa ma pur sempre con i nostri tempi, rimontiamo sul nostro bus, con destinazione Piombino! Vedo che la mia capa è preoccupata. Sa che non ce la faremo a prendere il traghetto delle 19 come avevamo programmato, tanto che alla mia richiesta di cantare mi dice, molto adombrata in volto, di no. È davvero tanto preoccupata. Inizia quindi il giro delle telefonate ai familiari per avvertire del nostro ritardo perché, siccome ci stavamo divertendo parecchio, abbiamo considerato il tempo che scorre tic-tac come un'optional. Appena fatto il suo dovere, la Veludo si mette a cantare, e anche se è davvero difficile ascoltarla per via della sua stridula voce, sono comunque contenta di sentirla cantare, anche se ha un tono di amarezza, perchè le cose non sono andate come programmato. In effetti la preoccupazione è lecita perchè nel traghetto che dobbiamo prendere le agevolazioni per la disabilità sono pressoché inesistenti. L'ascensore c'è, ma per potervi accedere c’è un grosso scalino e dobbiamo alzare le carrozzine dei non deambulanti per oltrepassarlo. L'ascensore è piccolissimo e non ci vanno tutte le carrozzine dentro. I ragazzi che lavorano sulla Moby Love sono fantastici, ci danno una mano, capiscono che siamo in difficoltà e ci aiutano con tutti ragazzi, ma con Antonietta sono stati dei Superman! Anni di corsi, corsini e corsetti sulla 626 per ridurre al minino i rischi nel nostro lavoro, ma stavolta proprio non potevamo fare altrimenti e come dice la Veludo immortalata anche in un video: “noialtri non ci arrendiamo mai!” … ma la prossima volta il tempo che scorre tic-tac non deve essere un optional!





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