venerdì 16 gennaio 2015

il centro sommerso

Oggi, 5 dicembre, è iniziato a piovere e anche in modo copioso. È venerdì, io ed Emanuela ci salutiamo facendo trapelare un vago presagio nei nostri sguardi: “ok, ci vediamo lunedì.” Lunedì? No! Il presagio era giusto, ci siamo viste il giorno dopo, sabato 6. Quella mattina di buona lena mi sono svegliata presto per mettere a posto la legna, cioè dovevo metterla meglio perché il cattivo tempo avrebbe potuto bagnarla e io morire di freddo; ma mi arriva un sms da parte di Emanuela nel quale c’è scritto che il Centro è allagato. Allagato? Sì, cari lettori di noi-altri, la pioggia del venerdì, che per attimi si è trasformata in grandine, aveva agevolato l’allagamento del Centro. “Manu, bisogna che finisca il lavoro iniziato e arrivo.” Che palle! Si può dire in circostanze come queste, in cui un Centro che accoglie persone con varie difficoltà può con facilità allagarsi portando fango e centimetri di acqua ovunque … un Centro costruito con intelligenza, non c’è che dire. 

Insomma arrivo e trovo Maria ed Emanuela con Riccardo e Francesco, due “ragazzi” mandati in aiuto dalla Cisse, che spazzano o per lo meno con la scopa portano fuori acqua e fango che da una parte esce e dall’altra entra. Arriva anche Pina, che quella mattina era andata a farsi i capelli, e arriva con il bidone aspira-acqua che la grande Anna, sua mamma, le aveva fornito. Ri-arriva anche Rosanna, anche lei si è munita di un altro bidone (più grande) per aspirare liquidi. E vai, che con un po’ di organizzazione e qualche lavoratore in più, alla bene meglio buttiamo acqua e fango fuori. Nel frattempo riusciamo a contattare tutte le famiglie dei ragazzi per avvertire che saremo chiusi per qualche giorno per inagibilità. La nostra Maria “chi mi manca sei tu” - come dice la canzone - coinvolge per l’ennesima e non ultima volta suo marito Franco-Francesco o viceversa, che ci porta: pasta corta, sugo di pomodoro fatto in casa, insalata e pomodori. Maria recupera una bottiglia di vino avanzata dalla festa di primavera scorsa … e siccome al Centro il freddo era abbastanza, il vino ha contribuito a sentirne meno … ma io non l’ho bevuto. La caldaia è morta a causa di un corto circuito provocato dall’allagamento della cantina dove si trova. I tecnici della usl, intervenuti di prima mattina, avevano chiamato i pompieri, che sono arrivati solo ora, e sotto la pioggia, hanno aspirato il 1/2 metro di acqua. 

Sono quasi le 16, nel frattempo ri-inizia a piovere ancora più forte, l’orizzonte è nero e si sta avvicinando il temporale, così chiamo Emanuela e le dico che sono impaurita e voglio andare a casa, anche se dalla parte di Portoazzurro il cielo è ancora celeste. Per le strade i ciottoli e detriti portati dalla pioggia, fanno rallentare le macchine, che cautamente percorrono strade inusuali. Chiamo Emanuela per rassicurarla … sono arrivata a casa a tempo a tempo. Nel primissimo pomeriggio era arrivata anche Loredana che ha gustato con noi il pranzo di Maria, che non perde occasione per coccolarci. Mentre lascio le mie colleghe come detto prima, Emanuela è tornata al Centro, io mi dirigo a casa mia, ad accendere “el fuego della passion”, che ogni tanto è davvero una passione cercare di accendere la stufa a legna che non si accende … mi rinchiudo in casa con i miei cani, anche loro impauriti. Solo il venerdì successivo riusciremo a riaprire il Centro e tornare al lavoro. Complimenti vivissimi a chi ha avuto la brillante idea di fare una struttura come la nostra a piano terra, che si allaga ogni qual volta le piogge sono oltre le capacità di assorbimento del terreno.




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