Il 29 ottobre alle 7.00 di prima mattina sono arrivata in ospedale, puntuale come mi avevano detto. Ovviamente all'arrivo noti subito le persone che devono subire un intervento: chi si mangia le unghie e muove le gambe ad altalena, chi rimane abbracciato al compagno e chi come me, non vede l'ora di aver finito tutto per mangiare qualcosa dopo l'operazione; ma questo tipo di emozione non la fai vedere perché ti devi dare un contegno. Insomma, alla fine mi hanno assegnato la stanza e il numero del letto: n° 19 letto 2. Rimembrando le circostanze dell'anno precedente quando dovevo togliere un fibroma, mi avevano fatto andare digiuna ma poi fino alle 14.30 non mi avevano considerato. Stavolta allora io e soprattutto il mio babbo, ci eravamo informati in che ordine avrei subito l'operazione: sarei stata la prima. Ah! Menomale che così poi mangio! Nella mia camera c'è già una ragazza con la sorella, deve essere operata per emorroidi e si sta preparando. Le chiedo: "cosa fai?" intendendo: "che operazione devi subire" e lei: "la peretta!" E giù, subito a ridere! Le infermiere hanno già capito dove si faranno i festini post-operazione! La nostra conoscenza si tramuta subito in amicizia tanto che a distanza di un mese i nostri sms e telefonate non sono rimasti solo una promessa. È arrivato il momento di portarmi in sala operatoria: due infermiere trasportano il letto fuori dalla stanza e un lungo corridoio mi porta nel reparto più ambito dai chirurghi che secondo Freud, Sigmund, sono dei maniaci mancati. Prima di arrivare in sala operatoria, sul soffitto dell'ascensore che collega i reparti, sono sdraiata e noto la scritta: Pisa merda! Arrivati alla sala pre-operatoria c'è un gran via vai di dottori, anestesisti, ferristi e infermieri. Corrono da un posto all'altro e mi hanno lasciato nell'anticamera e qualcuno è andato ad accendere la radio! E vai con la musica! Arriva l'infermiera e nota i miei tatuaggi e io tutta galvanizzata dal nervoso le faccio vedere anche quelli che non si vedono. Arriva poi l'anestesista e mi da un antidolorifico. Bastano 2 minuti e mi sento proiettata negli anni 70 e LSD, vedo tutto come se avessi la testa nell'acqua, tutto appare in movimento: che figata! Poi ad un certo punto vedo l'anestesista che mi mette la maschera e sento che dice: “mah, io inizierei, ma non si vede il dottore” e i miei pensieri si sono trasformati in 3 dimensioni: “no, no, che fate! Non mi addormentate se il chirurgo non c'è, non …… ” Mi svegliano con voce decisa e imponente e dicono che il primo pensiero trasformato in parole è stato gridare Grisù! Mi hanno riportata nella stanza 19 ma i festini tra me e la mia amica di stanza quella sera non si sono fatti, la morfina ci teneva calme. Il giorno dopo la compagna di stanza esce, un bacio di buon augurio e ci si rivedrà. Due giorni dopo arriva un'altra ospite all'ospedale, una signora di una certa età e il nostro necessario coinquilinismo si trasforma subito in affetto. In quell'occasione invece il festino si è fatto davvero: ci siamo gustate due fieste la sera di halloween e siamo andate a letto tardi, intorno alle 23.
Ma in tutte queste peripezie c'è stata la mia amica Michela che è venuta a trovarmi e che tra un po' subirà l'operazione per un tumore al seno. Sembrava che ci fossimo viste il giorno prima a 20 anni e il giorno dopo ci siamo riviste a 40! I suoi capelli mangiati dalla chemioterapia l'hanno resa ancora più dolce di quanto sia già nella realtà. Ma finalmente si mangia! Omogeneizzato, puré … non mi va giù niente. Ma ora sono di nuovo qui, a casa mia dal mio Grisù! E questo è quello che conta davvero ...
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