giovedì 6 settembre 2018

il punto di vista di Emanuela

E così domenica 13 maggio alle 7,30 ci siamo trovati sul molo e insieme all’eccitazione aumentava anche il gruppo di parenti ed accompagnatori così, quando ho visto che c’eravamo tutti, ho bruscamente congedato le famiglie e intimato agli operatori di condurre i ragazzi sulla nave. Mi scuserete ma sono sicura che comprendiate quanto io senta il senso di responsabilità e, di conseguenza, la necessità di avere tutto sotto controllo. Non appena riuniti nel salone ho comunicato la sistemazione delle camere, accogliendo grande consenso … ma non avevo dubbi perché avevo a lungo ponderato le simpatie e le amicizie dei ragazzi. Subito dopo ho assegnato a ciascun operatore la sorveglianza stretta di uno o più utenti, a seconda della necessità di supporto e di controllo. A questo punto ero più tranquilla perché avevo già la certezza che tutti avrebbero seguito alla lettera la richiesta “sempre sott’occhio”. Sulla nave abbiamo incontrato alcuni rappresentanti dell’associazione degli Scoglio-nati: Valerio, Federico e, soprattutto, Mauro e Fabio. Siamo stati molto felici di incontrare nuovamente Fabio che era stato qui al Centro qualche anno fa e suo padre Mauro che ci hanno guidato proprio fino ai cancelli dello stadio, dal momento che anche loro venivano per vedere la partita. Io dovevo occuparmi di Michela, ma ho trovato grande disponibilità delle colleghe negli spostamenti della carrozzina, purché (ovviamente) non perdessero mai di vista la persona a loro assegnata! In appartamento con me c’erano anche Emanuele e Alberto, che condividevano la camera. Abbiamo notato con molto piacere i progressi fatti da chi aveva già partecipato ad altre gite, in particolare l’adeguatezza ai luoghi pubblici: miracolosamente il tono di voce si è abbassato, le fantasie hanno trovato un freno, la relazione con l’operatrice di riferimento è stata intima e spontanea. Ma avevamo con noi anche ben tre novità che, come credo sia naturale, ci preoccupavano. Una gita deve essere un momento allegro, aspettato con un entusiasmo che non volevamo smorzare, ma nello stesso tempo richiede controllo ed attenzione. 

Dopo la partita facciamo un salto in albergo per cambiarci la maglietta e Manuele, per la prima volta senza sorelle (ma lui ne è felicissimo) si disfa la valigia e mette tutto nei cassetti. Andiamo a cena e a godere dello stupendo panorama di Piazzale Michelangelo, al rientro Alberto e Manuele si lavano e preparano per la notte così, quando loro sono in camera, io posso dedicarmi a Michela. Lei è disponibile e collaborante, per niente spaventata o preoccupata: "guarda Michi, hai la camicia uguale al mio pigiama!" Sento i ragazzi, nella camera accanto, ridere e scherzare, come se si fossero appena incontrati, ma so che non c’è bisogno di alcun intervento: fra poco crolleranno esausti. Nel rifare le valigie ho il timore di scordare qualcosa, anche se la massima attenzione è sulle persone e non sugli oggetti, temo che una famiglia viva come una trascuratezza l’aver dimenticato qualche indumento in giro! Dopo la visita al Parco di Collodi rientriamo con calma, l’anticipo ci consente di fare ancora una sosta e una strada panoramica. Alla discesa dalla nave ci aspetta uno scroscio di pioggia e le giacche impermeabili sono sui pulmini, ma ormai siamo a casa e potremo cambiarci dopo. Ci salutano ancora tutti eccitati e felici e già ci chiedono: dove andiamo la prossima volta? 




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