Ci si sente in colpa come un bambino che quando vede i genitori che litigano o urlano pensa che forse è colpa sua e allora cerca di essere ancora più bravo e diligente e non farà più arrabbiare mamma e babbo così non litigheranno più. E allora non si fa più niente, si gioca in silenzio, non si fa più il bambino, ma il piccolo adulto così non si sentono più le urla. Ecco come ci si sente quando abbiamo un amore sbagliato. Che assurdità chiamarlo amore. L’amore è un'altra cosa. L’amore è la pace. Noi invece viviamo nel terrore e nella paura. Ma voglio iniziare da principio.
Sapevo che nel giorno dedicato alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, sarebbe andato in scena lo spettacolo al Teatro dei Vigilanti di Portoferraio “Rossetto Rosso … in segno di lutto”. Lo spettacolo era inerente al femminicidio e siccome ho tante cose da dire parto dal giorno prima. Il 24 novembre volevamo fare una cena noi colleghi di lavoro del Centro: “allora dai si va a mangiare tutti insieme!” Invece ciò non è stato possibile perché Maria aveva questo impegno, al che avrei voluto anch’io andare a teatro ma biglietti erano esauriti. Allorché ho contattato Antonella, la sorella di Martina del nostro Centro, la quale mi ha gentilmente dato il numero di telefono del regista dello spettacolo Roberto Rossi. Con Roberto ci siamo whatsappati senza nemmeno conoscersi personalmente ed è stato così gentile da cercarmi un biglietto ma, ahimé, senza alcuna speranza perché il teatro era esaurito. Ma siccome ci tenevo particolarmente, sarei andata a Portoferraio anche senza biglietto, mettendomi d'accordo con Maria che ci saremmo trovate davanti al bar Roma. I vari messaggi di Roberto non davano buone speranze. Tornata a casa post - lavoro, afflitta e demoralizzata, ho continuato a fare le mie faccende domestiche; perché sto ripulendo non solo la mia casa ma anche me stessa, ho la polvere anche nelle ossa e ora sono satura. Sono stanca, mi riposo, mi faccio una sigaretta e chiamo Maria dicendole che non ho più speranze per il biglietto. La sua inaspettata risposta è stata: “te l'ho trovato io!” Mi sono sentita amata più di quanto Maria in realtà mi ami. Franco-Francesco, quel sant’uomo di suo marito, aveva rinunciato allo spettacolo per me. Di sicuro non gli interessava più di tanto, ma se non ci fossi stata io a rompere le uova nel paniere, ci sarebbe di sicuro andato. Quindi doccia, almeno dall'epidermide la polvere l'ho levata e, curati i miei cani e gatta e i gattini della mia vicina-amica che me li ha dati in custodia da quasi due settimane, sono partita alla volta di Portoferraio. Prima di ripulirmi però ho mandato un whatsapp a Roberto che, ripeto, non avevo ancora conosciuto, scrivendo: “Roberto!!! Ho trovato il biglietto!!! Non dannarti per me! Ti ringrazio del tuo interessamento! A stasera”. La sua risposta è stata una whatsappata vocale: “Sul serio? Dove l’hai trovato, con chi l’hai trovato, bene, bene, bene!” E la mia risposta whatsappata vocale piena di enfasi come la sua, è stata come un caffè ristretto, raccontando in 31 secondi come avevo fatto. Nel tragitto Portoazzurro-Portoferraio in macchina, intanto non solo mi si era accesa l’iconcina dell’auto con una chiave inglese di traverso, ma anche la spia dell’acqua mancante al radiatore. Vado a mangiare qualcosa al Castagnacciaio, ordinando una pizza margherita, un etto di torta di ceci e un litro d’acqua perché non avevo altra acqua dietro per il radiatore. Arrivano le 20:30 e io sono sul posto e aspetto Maria. Intanto vedo Alessandro, marito dell’amica di Maria, la signora Manuela Cavallin e aspettiamo che arrivino gli altri amici di Maria, che è tutta un’altra cosa rispetto al programma della De Filippi. Un caffè, offertoci da colui che ci donerà dei soldi per il Centro - ma questa è un'altra storia. Saliamo le scale con destinazione Teatro, dove anche noialtri mettemmo in scena l’Inferno di Dante insieme a Silvia Monaci, quindi mi identifico con le emozioni delle attrici che sono ancora dietro le quinte. E da qui iniziano altre emozioni.